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CHECK-UP SETTORE ITTICO ITALIANO

Il  check up del settore ittico nazionale mostra tutti i segni di una difficoltà che, se già di per sé

sembra assumere carattere strutturale, è stata aggravata negli ultimi anni dalla complicata

situazione economico-finanziaria internazionale e nazionale. Dopo il dato negativo del 2011, la

produzione ittica nazionale ha segnato un’altra flessione (-5,7%). L’analisi di medio periodo

evidenzia una flessione media annua per la produzione della pesca  marittima e

dell’acquacoltura rispettivamente del 4,7% e del 2,6%, che mostra un aggravamento nell’ultimo

quinquennio . Considerando anche queste dinamiche, è naturale che da più parti si avverta la

necessità di alleviare il peso dello sfruttamento delle risorse ittiche selvatiche e di puntare

sempre di più sul prodotto allevato, cercando al contempo di ampliare la varietà della

produzione nazionale, finora concentrata su un numero ristretto di specie. I dati

sull’occupazione in Italia nell’attività di pesca e acquacoltura (riferiti al 2011) mostrano una

stabilità del numero degli occupati totali, dopo la flessione  registrata nel 2010 (-5,4%), mentre è

cresciuto lievemente il costo del lavoro per dipendente (+1,9%). La più importante voce di

Costo nel bilancio delle imprese di pesca, il gasolio (nel 2011, secondo gli ultimi dati forniti

dall’Irepa, l’incidenza della spesa per l’acquisto del carburante sui costi intermedi totali è stata

del 58% e ha assorbito il 27,6% dei ricavi del settore), è indicata ormai come la principale causa

delle minori uscite in mare e quindi delle minori catture effettuate.

L’andamento del prezzo del gasolio si inserisce,oltretutto, in una dinamica fortemente

decrescente del valore della produzione della pesca marittima ( 15,8% rispetto al 2011),

riconducibile ad una non sempre adeguata remunerazione del prodotto pescato.

La grave crisi economica in atto ormai già da tempo ha fatto sentire i suoi effetti sia sulla

domanda interna sia sul commercio internazionale. Per quanto concerne il primo, nel 2012 è

stata registrata una flessione del 5% del consumo pro capite, sceso per la prima volta dall’inizio

del nuovo millennio sotto i 20 kg. Anche l’interscambio commerciale nazionale ha patito nel

2012 la recessione mondiale, con importazioni e esportazioni in sensibile calo. Nel dettaglio, le

importazioni italiane in valore di  prodotti ittici freschi sono diminuite di oltre l’8% rispetto al

2011; Dal lato delle esportazioni, la flessione per i prodotti freschi è stata nettamente superiore

a quella dei prodotti trasformati (rispettivamente, -20,7% e  2,6% in valore), per via anche della

difficile annata produttiva. Per effetto del calo delle importazioni (per valutare quanto l’Italia sia

dipendente dal prodotto ittico estero basta pensare che la propensione all’import  è all’incirca

del 77%), il deficit della bilancia commerciale ha registrato un miglioramento, scendendo dai

quasi 3,86 a 3,71 miliardi di euro . Allo stesso tempo, il persistere di elevati costi per le industrie

ittiche, riguardanti soprattutto energia e approvvigionamento di materie prime, ha determinato

un consistente aumento dei prezzi alla produzione anche nel 2012 (l’indice ha segnato un

+5,9%, dopo il +7% del 2011 ). La debolezza dell’economia e la ridotta capacità di spesa delle

famiglie si è fatta sentire anche sull’andamento dei prezzi medi al consumo con una prevalenza

di ribassi, oppure incrementi contenuti, per le principali specie fresche acquistate dalle famiglie .

Fattori che penalizzano la competitività

Pesca e Acquacoltura

Il Piano Strategico per l’acquacoltura in Italia 2014-2020 è il

“Piano” per lo sviluppo dell’acquacoltura italiana che fissa gli

obiettivi, le azioni e gli interventi prioritari da programmare

in un quadro strategico nazionale e regionale.

Una acquacoltura italiana sostenibile, competitiva, dinamica e diversificata, che

contribuisce allo sviluppo socio-economico, compete sui mercati e

genera economia e occupazione nel tempo. Creare economie locali e coesione

territoriale, in grado di soddisfare la domanda di prodotti e le preferenze dei

consumatori, che utilizza l’innovazione, la ricerca e le tecnologie adeguate per favorire

l’uso sostenibile delle  risorse ambientali, la qualità dei prodotti, e garantisce le

migliori opportunità per la crescita economica, la competitività, la redditività delle

imprese e l’internazionalizzazione dei prodotti e dei processi sui mercati.

1. RAFFORZARE LA CAPACITÀ ISTITUZIONALE E SEMPLIFICARE

LE PROCEDURE AMMINISTRATIVE - per favorire lo sviluppo e la competitività

dell’acquacoltura italiana, semplificando le procedure per il rilascio di nuove

concessioni e il rinnovo di licenze, riducendo gli oneri e i tempi per

gli adempimenti amministrativi.

2. ASSICURARE LO SVILUPPO E LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ACQUACOLTURA

ATTRAVERSO LA PIANIFICAZIONE COORDINATA DELLO SPAZIO

E L’AUMENTO DEL POTENZIALE DEI SITI - per assicurare l’accesso e l’uso di risorse

nell’ambiente marino costiero.

 3. PROMUOVERE LA COMPETITIVITÀ DELL’ACQUACOLTURA - per un settore

competitivo e diversificato, sostenuto da un livello avanzato di formazione, ricerca

e innovazione , garantisca la tutela ambientale e la sanità animale e soddisfi in modo sostenibile le esigenze dei consumatori.

02/03/2017 - La Giunta regionale della Campania ha approvato le "Linee Guida del FEAMP

Campania 2014-2020", che definiscono la strategia regionale per l’attuazione della nuova

politica comune della pesca. Si dà così attuazione alle misure del Programma Operativo (PO)

FEAMP 2014-2020 attraverso interventi mirati ed efficaci a favore delle aree costiere. In qualità

di organismo intermedio del Programma, la Regione Campania dispone, nell’attuale ciclo di

programmazione, di circa 73 milioni di euro che saranno utilizzati per rafforzare e rilanciare il

comparto della pesca che, sebbene in Campania non presenti numeri importanti come altre

regioni del Mezzogiorno, per alcuni nostri territori, rappresentano l’unica fonte di reddito.

"Abbiamo deciso di concentrare le risorse per affrontare e risolvere criticità che

si trascinano da decenni - dichiara il consigliere del Presidente De Luca per l’Agricoltura e la

Pesca, Franco Alfieri - In particolare, circa 21 milioni sono destinati a finanziare interventi che

dovranno aumentare la competitività e la redditività delle imprese del settore ittico, a

realizzare processi innovativi a bordo dei pescherecci per migliorare la qualità dei prodotti

della pesca nonché a dotare la Campania di strumenti idonei per gestire la risorsa come il Piano

dei porti pescherecci, grazie al quale saranno realizzati o adeguati i servizi minimi per garantire

corrette  condizioni e prassi  igieniche". Altri 27 milioni finanzieranno il Piano di sviluppo della

mitilicoltura col quale intendiamo riqualificare e valorizzare la produzione regionale, mentre 12

milioni di euro andranno agli investimenti nei settori della trasformazione e della

commercializzazione dei prodotti ittici. Infine, 11 milioni di euro sono destinati all’attuazione di

Piani di Sviluppo Locale da parte dei sei gruppi di azione  locale nel settore della pesca (FLAG)

selezionati nel dicembre scorso. I FLAG  sono chiamati a favorire la crescita economica,

l’inclusione sociale e la creazione di posti di lavoro nelle comunità dipendenti dalla pesca.

 “Stiamo lavorando alacremente - conclude Alfieri - all’elaborazione dei primi bandi, grazie ai

quali gli operatori della pesca potranno concorrere all’assegnazione delle risorse finanziarie per

gli investimenti che intendono realizzare”.

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